Urbain Jean Joseph Le Verrier (1811 – 1877) matematico ed astronomo, considerato il fondatore della meteorologia moderna. Nell'immagine, a destra, il pluviometro posto sulla terrazza dell'Osservatorio di Parigi.
Luca Samuele Cagnazzi (1764 – 1852), ecclesiastico, matematico, fisico, si occupò di meteorologia, statistica e pedagogia.
Professor Oronzo Gabriele Costa (1787 – 1867), medico, zoologo ed entomologo.
La "Cappella Pontano", acquistata e ristrutturata dal prof. Costa, dal 1844 al 1849, fu sede dell'Accademia degli aspiranti naturalisti. L'accademia fu costituita il 10 gennaio 1841 nell'adunanza tenutasi presso la Chiesa di Santa Monica in San Giovanni a Carbonara. Le riunioni ordinarie, sino al maggio 1841, si tennero in casa Costa, dal successivo mese di giugno, la sede fu trasferita a Monteoliveto, nel palazzo dell'Intendenza di Napoli, ed infine, dal 1844, presso la cappella Pontano.
Annali dell'Accademia degli Aspiranti Naturalisti (1847) pubblicazione diretta dal prof. Costa.
Elenco delle farmacie napoletane tratto dagli elenchi del "Regio Protomedicato" del 1849. Molti degli "speziali" delle capitale delle Due Sicilie furono coinvolti nel programma sperimentale di rilevazione meteorologica del prof. Costa.
La postazione semaforica dei Camaldoli (Napoli). Il segnalatore Andrea Jaccarino, responsabile della postazione, collaborò attivamente nell'eseguire quotidianamente i rilevamenti meteo secondo le indicazioni e con la strumentazione fornita dal con il prof. Costa . Immagine tratta da ”Panorama di Napoli e dei suoi dintorni preso dal forte di Sant’Elmo” (particolare) di G. F. Heilmann de Rondchatel, capitano nel 4° Reggimento Svizzero al servizio di Sua Maestà il Re delle Due Sicilie – Reale Litografia Militare 1841. (Raffronto con l'attuale situazione dell'eremo camaldolese: i ripetitori radio-televisivi sono ubicati in analoga posizione rispetto a quella occupata nel 1849 dalla stazione semaforica).
Modello di medaglia al merito dell'Accademia degli Aspiranti Naturalisti (1842). La medaglia, in bronzo nel 1847 ed in argento nel 1849, fu conferita al segnalatore telegrafico Andrea Jaccarino per la sperimentazione condotta dalla sua postazione semaforica dei Camaldoli.
Tavola d'esempio dei rilevamenti meteorologici condotti dalla Specola Reale di Napoli nel mese di dicembre dell'anno 1856. Da "Annali Civili del Regno delle Due Sicilie" Fascicolo CXVI novembre - dicembre 1856.
Miscellanea | Osservazioni meteorologiche nelle officine telegrafiche
Con l'affacciarsi del secolo XIX l'approccio ai fenomeni atmosferici subì un sostanziale cambiamento. L'osservazione dei "cieli", come era definito sino a tutto il 1700 l'ambiente atmosferico, cominciava, nei circoli intellettuali europei, a distaccarsi dall'empirismo ed ad assumere rigore scientifico.
Nel 1803 Luke Howard pubblicò il suo Saggio sulle modificazioni delle nubi, attribuendo per la prima volta nomi scientifici alle formazioni nuvolose. Intorno al 1805 l'ammiraglio Sir Francis Beaufort mise a punto una scala per la misurazione della forza dei venti e, negli stessi anni, Robert FitzRoy, il celebre capitano della Beagle, la nave che condusse Darwin alla Terra del Fuoco, fondò il servizio meteorologico britannico. Nel 1823 un’opera di John Frederic Daniell, Meteorological Essays (Saggi meteorologici), riaccese l’interesse del pubblico e della comunità scientifica verso lo studio della meteorologia. Nel quarto decennio dell’Ottocento, gli articoli e i resoconti meteorologici iniziavano a riempire le riviste scientifiche, si formarono le prime società meteorologiche e le prime reti di osservatori meteorologici.
Quanto andava maturando negli ambienti scientifici europei, non fu estraneo al mondo accademico del regno delle Due Sicilie e negli anni quaranta dell'Ottocento si arrivò ad anticipare la realizzazione di una prima rete di rilevamento meteorologico.
Il 2 giugno 1856, Urbain Le Verrier, illustre matematico ed astronomo, presentò all'Accademia delle Scienze di Parigi i risultati sperimentali delle prime osservazioni meteorologiche condotte su scala nazionale.
Seguendo le analoghe prove condotte in Prussia, la comunità scientifica francese elaborò un progetto per effettuare misurazioni meteo rispondenti a criteri di “simultaneità ed uniformità”.
La sperimentazione fu condotta nel 1855 e si avvalse della collaborazione dell’amministrazione telegrafica, la quale mise a disposizione alcune stazioni per effettuare i rilevamenti e trasmetterne i risultati all'Osservatorio di Parigi.
Gli ottimi esiti delle prove incoraggiarono l’iniziativa, tanto che l’Osservatorio Imperiale di Parigi strinse accordi con la direzione dei telegrafi elettrici per stabilizzare ed estendere l’esperienza a tutti i dipartimenti di Francia.
La realizzazione franco-prussiana, senza dubbio, aprì la strada alla moderna meteorologia sinottica eppure, l’idea di collegare le misurazioni al telegrafo, non fu del tutto nuova.
Tra il 1653 ed il 1657, il Gran Ducato di Toscana allestì la prima rete meteorologica europea costituita da tredici stazioni di rilevamento, la cui attività fu però limitata a soli tredici anni.
Ai primi del XIX secolo gli inglesi sfruttarono le postazioni del telegrafo visuale per allestire una catena d’osservazione meteorologica lungo i propri litorali [1], ma fu a Napoli che le ricerche del prof. Costa [2], addirittura anticiparono, anche nei presupposti scientifici, quanto misero in pratica la Prussia e la Francia negli anni cinquanta dell’Ottocento.
Raccogliendo le considerazioni espresse dal prof. Luca de Samuele Cagnazzi nel 1807 [3], l’opera dell’eminente scienziato pugliese Oronzo Gabriele Costa [4], rese palese l’utilità che ne sarebbe derivata alla scienza, al commercio ed all'agricoltura se fosse stato possibile disporre di una rete d’osservazione meteorologica estesa a tutto il regno.
Dai primi rilevamenti meteorologici, condotti in Terra d'Otranto con metodo scientifico tra il 1813 e il 1819, alla fondazione del "Giornale meteorologico campestre ed economico della provincia di Lecce" (1819), lo studio dei fenomeni atmosferici fu parte dell'attività scientifica condotta dal prof. Costa che, tra l'altro, curò lo stabilimento di un osservatorio astronomico- meteorologico, inaugurato presso i locali della Società Economica di Lecce il 20 febbraio 1822.
Trasferitosi a Napoli nel 1824, dal 1836, assunse la cattedra di Zoologia presso l'Università di Napoli e nei primi anni Quaranta dell’Ottocento, intraprese un'esperienza pilota integrando l’attività istituzionalmente svolta dagli osservatori meteorologici delle Due Sicilie, con l’osservazione condotta da privati. Il primo esperimento, basato sulle registrazioni di dati misurati simultaneamente e con criteri uniformi di rilevamento, fu portato a termine con la collaborazione di alcuni farmacisti della Capitale delle Due Sicilie, adeguatamente selezionati, istruiti e forniti della necessaria strumentazione meteorologica.
Non deve meravigliare se la scelta cadde sulle farmacie poiché esse esprimevano due caratteristiche difficilmente reperibili in altre realtà:
- la predisposizione scientifica dei titolari,
- la diffusione degli esercizi nell'ambito comunale.
Per rendere l’idea di quanto fosse capillare questa presenza, secondo i dati del Regio Protomedicato per l’anno 1849, Napoli godé della presenza di ben duecentoventitré botteghe [5] di farmacisti, di cui centosessantasette distribuite nei dodici quartieri della città [6] e quarantanove ubicate nei quartieri periferici e sette in zone rurali.
L’esito soddisfacente della sperimentazione rese possibile, almeno teoricamente, il superamento dell’angusto ambito della Capitale, ipotizzando l’estensione del sistema su scala nazionale.
L’attenzione del prof. Costa si rivolse ai “posti” della telegrafia visuale i quali, sin dal 1818, ebbero assegnati compiti di osservazione meteorologica. In effetti, l’articolo 107 delle Ordinanze della Real Marina dispose che i capo-posto “dovranno tenere un esatto registro” nel quale annotare, tra le altre notizie, gli “accidenti del tempo”. Un’osservazione empirica, soggettiva, pur tuttavia svolta quotidianamente da personale dislocato sull'intero territorio ed in possesso di una tecnologia, che se opportunamente indirizzata, avrebbe permesso di trasmettere i dati giornalieri ad un centro di raccolta nazionale.
Nulla di più che potenzialità ma, se convenientemente implementata, con l’addestramento dei preposti e la fornitura degli strumenti di rilevazione, avrebbe conferito ai posti telegrafici la palma di struttura più idonea ad assumere il compito della misurazione meteorologica. Dar corso alle rilevazioni presso i posti telegrafici avrebbe però comportato il coinvolgimento diretto dell’amministrazione militare, un passaggio obbligato a cui Costa si volle sottoporre solo dopo aver testato l’efficacia della propria idea.
Una lunga sperimentazione fu condotta dal 1847 ai principi del 1849, grazie alla disinteressata collaborazione del segnalatore Andrea Jaccarino, titolare del posto telegrafico dei Camaldoli (Napoli). In circa due anni e mezzo Jaccarino curò i rilievi strumentali e la meticolosa stesura del giornale meteorologico ricevendo dall'Accademia degli Aspiranti Naturalisti [7] due medaglie al merito, una di bronzo e l’altra d’argento. Nel febbraio del 1849, un breve scambio di corrispondenza tra il prof. Costa ed il C.V. Raffaele Traversa, direttore del Corpo Telegrafico, sembrò aprire la strada all'utilizzo ufficiale dei posti telegrafici:
Accademia degli Aspiranti Naturalisti
Napoli 5 febbraio 1849
N.° 174
Signor Direttore.
L’Accademia degli Aspiranti Naturalisti informata che il Signor Andrea Jaccarino segnalatore telegrafico, prestandosi alle mie premure aveva assunto l’impegno di tener conto e registrare metodicamente le vicissitudini atmosferiche sull’erta camaldolese; ricevutone i primi quadri mensili degli ultimi mesi del 1847, decretavagli la piccola medaglia di bronzo a titolo d’incoraggiamento.
Questo diligente giovine ha proseguito alacremente il lavoro, dando all’Accademia mensilmente i quadri meteorologici per tutto lo scorso anno 1848, e l’Accademia gli ha accordato la seconda in argento; la quale sarà consegnata al Sig. Jaccarino nella prima pubblica tornata che sarà tenuta.
Io mi onoro comunicare a Lei, Sig. Direttore, tutto ciò uffizialmente per tre importanti ragioni:
1. perché credo accrescere così la meritata lode del Jaccarino, con un documento diretto ai suoi superiori,
2. perché credo che riuscir debba anche a Lei di somma compiacenza il merito di un suo subordinato,
3. finalmente per richiamare la di Lei cooperazione sul mio concetto.
È già lungo tempo che i dotti fisici del Regno fan voti perché in più luoghi di esso si stabiliscano osservatorii meteorologici, il richiede la vastità del reame, la svariata condizione del suo paese, e la diversissima posizione topografica delle diverse sue parti.
Ostacoli non piccoli ne hanno paralizzato per fino il desiderio, Io però, che dal 1812 mi sono costantemente occupato di questo ramo di fisica celeste, non ho mai desistito dal fecondarlo.
Fra i tanti mezzi proposti, onde schivare la grandissima difficoltà finanziaria, trovavo acconciassimo questo dei posti telegrafici.
La loro posizione, la non mai interrotta vigilanza, lo stretto legame che ha lo stato dell’atmosfera con la trasmissione dei segnali; fanno un complesso di circostanze il più propizio per raggiungere il fine desiderato.
Esaminando altronde l’indole della occupazione, trovo che essa non toglie alcun tempo sensibile, né distrae dal suo uffizio l’osservatore. Essa è istruttiva e nobile di per se stessa. Non richiede che pochi minuti al giorno per registravi le osservazioni. Rende un frutto immenso alla scienza.
Porge infine un dato certo ed essenziale per la determinazione del clima del luogo; dato richiesto assolutamente nella sua statistica fisica ed economica.
Tutto questo treno di utilità scaturir può da una occupazione si tenue; bastando solo che coscienziosamente venga compiuto per un gran numero di posti telegrafici, che in tutti forse sarebbe superfluo. Importerebbe per ora che ve ne fosse uno per provincia, di cui le additerei quello di scegliersi, quando Ella si degnasse di prendere nella dovuta considerazione il progetto.
Io glielo offro con l’esempio alla mano; ed ho voluto premetterlo appunto perché non abbia a tenersi come utopia.
Se Ella lo accoglie, io mi vi offro a tutto quello che riguardar può la parte istruttiva, che certo non è poi né lunga né difficile cosa. Ed inoltre vi concorrerò con premi ed onorificenze dalla parte dell’Accademia simili a quelle accordate al Sig. Jaccarino.
Dalla parte economica basterebbero in sulle prime un termometro purché sia comparabile, ed un pluviometro; stromenti che in tutto non costano che due a tre Ducati. La qual cosa è da tenersi per facile a conseguirsi quando Ella si limitasse pure a diffondere la notizia delle onorificenze riportate dal Jaccarino, poiché non mancheranno ingegni che ne resteranno incitati...
Il Direttore
Oronzo Gabriele Costa
Al Sig. Direttore del Real Corpo Telegrafico
Napoli
A distanza di circa venti giorni pervenne la risposta del direttore Traversa, foriera dei positivi sviluppi sperati:
Comando del Real Corpo e Sevizio Telegrafico
Napoli 23 febbraio 1849
Personale N.°22
Signore.
Ho rilevato con soddisfazione dal suo pregevole foglio del 5 corrente N.° 174, che il segnalatore di 2a Classe Andrea Jaccarino, addetto al posto telegrafico dei Camaldoli di Napoli, abbia esattamente corrisposto all’incarico assegnatogli da codesta Accademia degli Aspiranti naturalisti, cui Ella degnamente presiede, di tener conto e registrare metodicamente le variazioni atmosferiche per le che si ha meritato dapprima la piccola medaglia di bronzo e poi anche l’altra d’argento.
Persuaso dell’utilità del progetto da Lei ideato, cioè che i segnalatori addetti in taluni posti telegrafici facciano da osservatori meteorologici ad oggetto ed avvalendosi Ella delle loro osservazioni, possa sempre più illustrare la scienza della fisica celeste da Lei coltivata con luminosi successi, le accerto che per parte mia sono propensissimo a secondarla in siffatte sagge vedute, e mi riserbo di provocare in proposito le autorizzazioni del Real Ministero, dopo che mi avrà indicati i posti telegrafici che nelle diverse Provincie dovranno fare da osservatori, e mi avrà rimesso altresì un regolamento istruttivo sul metodo da tenersi dai segnalatori nel fare le loro osservazioni atmosferiche. . . .
Il Maggiore Comandante del Real Corpo Telegrafico
Raffaele Traversa
Al Sig. D. Oronzo Gabriele Costa
Direttore dell’Accademia degli Aspiranti Naturalisti
Napoli
Napoli
Il 16 marzo il comandate Traversa ricevette l’elenco delle postazioni ritenute idonee ad assolvere l’ufficio meteorologico accompagnate dal regolamento per le osservazioni atmosferiche. L’ottimismo di quanti auspicarono una rapida messa in opera della rete meteo ebbe una improvvisa quanto inattesa frustrazione, conseguenza degli avvenimenti politici e dei disordini verificatisi a Napoli ed in Sicilia nel corso del 1848. Ingiustamente accusato d’aver partecipato al tentativo eversivo dell’anno precedente, il 6 novembre 1849 il professor Costa fu rimosso dall'incarico universitario, l’Accademia degli Aspiranti Naturalisti fu chiusa e cessò anche il rapporto di collaborazione scientifica con il Corpo Telegrafico della Real Marina.
Venendo a mancare il principale artefice, l’idea stessa di creare il primo “network” di rilevamento meteorologico in Europa fu accantonata.
Sei anni dopo, lo Stato della Chiesa, prussiani e francesi, mettendo a frutto le potenzialità offerte dalla rete telegrafica elettrica attuarono un progetto del tutto simile all'idea dello scienziato pugliese.
Innegabilmente le osservazioni meteorologiche nelle Due Sicilie non cessarono, una pluralità di istituzioni scientifiche, civili e militari, si occuparono di meteorologia, tra queste, la Specola del Real Officio Topografico, il Reale Osservatorio di Capodimonte, l’Osservatorio della Real Marina, il Reale Osservatorio Meteorologico Vesuviano, l’osservatorio del Real Collegio delle Scuole Pie di Napoli [8], la Reale Specola di Palermo e le principali Scuole Nautiche di Napoli, Meta, Palermo, Gaeta, Riposto, etc. Tra il 1850 ed il 1860 crebbe l'opera di osservatori locali, perlopiù ispirati dalle Reali Società Economiche, realizzati nell'intento di pianificare, anche attraverso la meteorologia, interventi a sostegno delle produzioni agricole ed industriali.
Nel 1858, il professor Luigi Palmieri, direttore dell'osservatorio meteorologico vesuviano, ottenne da Ferdinando II l'autorizzazione ad utilizzare il telegrafo elettrico per condurre i suoi studi sull'elettricità atmosferica, un'esperienza limitata al alla sperimentazione scientifica che, come tutte le altre condotte in quegli anni nelle Due Sicilie, ancora non realizzarono la prospettiva modernamente anticipatrice del professor Costa, per la realizzazione di un programma di rilevazione meteorologica nazionale. Tuttavia, l'importanza di una tale rete non fu del tutto estranea agli ambienti accademici, economici e governativi, lo stesso Palmieri, in un passaggio della sua nota "Se diansi lampi senza tuoni", presentata all'Accademia Pontaniana nella tornata del 19 dicembre 1858, indicò la direzione che si sarebbe dovuta seguire negli anni a venire asserendo che "oggi la telegrafia elettrica è messa quasi generalmente in Europa in ajuto della meteorologia ed i principali osservatori hanno corrispondenza con quello di Parigi".
[1] Il 24 giugno 1803, l 'Ammiragliato emanò una circolare alle stazioni di segnalazione sulla costa, con la quale ordinò l’invio cadenzato di un elenco di tutte le operazioni effettuate, compresi i dettagli del vento e meteorologici.
[2] pagg. 207 – 213 “Museo di scienze e letteratura”, anno XVI 1° nuova serie, vol. IV, Napoli 1858.
[3] Del vantaggio che si può ricavare dalle osservazioni meteorologiche per l’avanzamento delle scienze utili. Discorso del socio ordinario Luca De Samuele Cagnazzi P. professore di economia politica nella Regia Università di Napoli, letto nell'adunanza del giorno 26 febbraio 1807. pagg. 1 – 18, Atti del Real Istituto d’Incoraggiamento alle Scienze Naturali di Napoli, tomo I, Napoli 1811.
[4] Oronzo Gabriele Costa (1787 – 1867), insigne scienziato pugliese, fondatore dell’Accademia dei Naturalisti (1838). Il suo primo lavoro (1813) fu dedicato alle osservazioni meteorologiche e donato a Gioachino Murat in visita a Lecce. Attivo nei moti carbonari nelle province pugliesi del 1820 fu destituito dall'insegnamento presso il Real Collegio di Lecce. Nel 1824 si stabilì a Napoli e compì una serie di viaggi nelle provincie del regno da cui derivò la sua monumentale opera "Fauna del Regno di Napoli". Con l'ascesa al trono di Ferdinando II egli beneficiò del nuovo clima e dell'interesse del Re per lo sviluppo della scienza. Nel 1834, con le sue ricerche sul Brachostoma (Anfiosso), rggiunse fama internazionale. Nel 1836 fu chiamato a ricoprire la cattedra di Zoologia presso l’Università di Napoli. Dopo i moti del 1848, sospettato di aver preso parte al tentativo di destituire la monarchia, fu allontanato dall'università (1849).
[5] pagg. 65 – 74 “Sulle vie della salute, da speziale a farmacista - imprenditore nel lungo Ottocento a Napoli”, Gabriella Botti, Società Editrice il Mulino, Bologna 2008.
[6] La città di Napoli si divideva in 12 quartieri: San Ferdinando, Chiaia, San Giuseppe, Montecalvario, Porto, Pendino, Mercato, San Lorenzo, Avvocata, Stella, San Carlo all’Arena (comprendeva anche Capodimonte) e Vicaria.
[7] L'Accademia degli Aspiranti Naturalisti mosse i suoi primi passi nel 1836 dall'idea del prof. Costa di riunire presso la propria casa i migliori allievi del suo corso universitario per offrire loro lezioni suppletive e dar luogo ad interessanti conversazioni a carattere scientifico. La prima riunione informale, dell’Accademia si tenne il 24 febbraio 1838. Nel giugno del 1839 il periodico da lui diretto "Corrispondenze zoologiche" mutò il nome in nome di “Esercitazioni accademiche degli Aspiranti naturalisti” e uscì fino al 1841. Nel 1842 Costa pubblicò il “Bullettino dell’Accademia degli aspiranti naturalisti”, al quale nel 1843 affiancò gli “Annali dell’Accademia degli aspiranti naturalisti”. L’Accademia fu aperta ufficialmente il 10 gennaio 1841 nella chiesa di Santa Monica in San Giovanni a Carbonara, ed assunse la veste di scuola di alta formazione scientifica nel campo delle scienze naturali. Dal maggio 1841 l'Accademia si riuì presso le sale dell’Intendenza di Napoli e, dagli inizi del 1844, nella Cappella del Pontano che Costa aveva comprato e fatto ristrutturare a proprie spese. L’attività di ricerca dell’Accademia, che spaziò dalla geologia alla mineralogia, dalla botanica alla medicina, privilegiò le due Sicilie quale territorio d'indagine. L'attività dell'Accademia s'indirizzò anche verso i possibili risvolti pratici della ricerca nel campo dello sviluppo economico del regno e, a tal proposito, si tenne in stretto contatto con gli amministratori locali, le Società economiche e l’Istituto d’incoraggiamento. L’Accademia, chiusa dopo il 1848 per la partecipazione di molti suoi soci ai moti di quell'anno, fu riaperta nel 1861. Con la morte di Oronzio Gabriele Costa nel 1867 cominciò la crisi dell’Accademia che fu chiusa nel 1869. Nello stesso anno cessò anche la pubblicazione delle sue riviste. Notizie estratte da: Borrelli A., 2003. L’Accademia degli Aspiranti Naturalisti. Napoli 1838-1869.Pagg. 95-127. In: Tortorelli G. (a cura di), Istituzioni culturali in Italia nell'Ottocento e nel Novecento. Pendragon, Bologna.
[8] pag. XXVII degli Annali Civili, Volume XLVI , Settembre – Dicembre 1852, Napoli.