Una Lettera del Professor Luigi Palmieri - I Telegrafi delle Due Sicilie

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Miscellanea | Lettera del professor Luigi Palmieri al direttore del "Giornale del Regno delle Due Sicilie"

Proponiamo una lettera del prof. Luigi Palmieri, inviata nel settembre del 1859 al direttore del "Giornale del Regno delle Due Sicilie", D. Filippo Sgrugli [1], con la quale lo scienziato polemizzò a distanza con l'ispettorato piemontese della telegrafia elettrica per un resoconto apparso sulla "Gazzetta Piemontese" e ripreso dal giornale napoletano.

"Napoli, 20 settembre 1859
            Nel Giornale ufficiale del 16 di questo mese ho letto una Varietà estratta dalla Gazzetta Piemontese, nella quale si dà conto di alcune naturali correnti che, percorrendo per qualche tempo le linee telegrafiche di certe contrade, impedirono le regolari corrispondenze. L’ispettorato subalpino della telegrafia elettrica esita sulla natura ed origine di queste correnti, per cui ne aspetta la spiegazione dopo aver coordinato i fatti in una sola sintesi. Esse appariscono misteriose al maggior numero dei Fisici, perché pochi sono quelli che abbiano famigliari le osservazioni di elettricità atmosferica, e que’ pochi quasi sempre seguono metodi difettosi; ma per me, che da dieci anni ho quasi vòlta esclusivamente l’attenzione a questo ramo della Meteorologia, ideando nuovi metodi d’investigazioni, le quali hanno partorito la scoperta di nuove leggi che dal gabinetto non si potevano sospettare, per me, ripeto, l’origine di sì fatte correnti è perfettamente chiara, e la conosceva già da lungo tempo.
            La elettricità atmosferica nei tempi ordinarj è generalmente poco vigorosa, ed incapace di manifestarsi sotto forma dinamica; ma con la caduta della pioggia, o sul campo delle osservazioni, o ad una certa distanza, non solo assume tensioni statiche molto considerevoli in ragione della maggiore o minore riduzione delle nubi in acqua o neve, ma la nube che si risolve in pioggia, grandine o neve divenendo vera sorgente di elettricità, possono agevolmente aversi dai fili tesi nell’aria delle vigorose correnti, atte a dare tutti i fenomeni dei quali è parola nell’Articolo della Gazzetta Piemontese [2]. Una legge capitalissima da me scoperta, e poscia da altri confermata, la quale ognuno può leggere nel terzo volume del Trattato di elettricità del Fisico di Ginevra Augusto de la Rive [3], rende ragione di tutte le variazioni ed inversioni di correnti che sonosi osservate.
            Con le piogge ordinarie le correnti che s’inducono sopra i fili telegrafici valgono appena ad accrescere o ad indebolire le correnti delle linee senza impedirne le consuete segnalazioni; ma con le forti procelle in grandi estensioni le correnti indotte valgono, secondo i casi, o ad operare sugli apparati telegrafici con una certa regolarità, o a fulminarli parzialmente.
     Il fenomeno dunque, del quale si parla, è per me una conseguenza naturale di forti ed estesi temporali accaduti o sulle linee che presentano correnti spontanee, o lateralmente ad esse, a distanze non maggiori di 30 millia, e però dipendente dalla elettricità atmosferica, la quale è disgraziatamente poco o male studiata; ed i libri che ne trattano sono zeppi di nozioni o false o incompiute, perché a pochi fu dato di avere un sito così opportuno come l’ho io, a 630 metri sul livello del mare [4], insieme a strumenti di grande precisione, da me stesso escogitati.
     Poiché l’elettricità atmosferica opera per influsso sopra i conduttori esposti all’aria libera; così, mentre l’elettricità omologa a quella dominante si palesa verso gli estremi più lontani dei fili delle linee, il suolo ha dovuto prendere una elettricità contraria, la quale dentro le Stazioni può manifestarsi sul filo di terra.
     Essendo da ultimo le aurore boreali anch’esse manifestazioni di elettricità atmosferica, siccome parmi aver dimostrato nelle mie Lezioni di Meteorologia, così anche queste possono indurre correnti sopra i fili telegrafici capaci di perturbare l’andamento delle macchine dentro le stazioni.
     I così detti parafulmini nell’interno delle Stazioni sono utili a preservare le macchine dai danni che ad esse verrebbero cagionati dalle scariche di coteste correnti indotte dalla elettricità atmosferica sopra i fili delle linee, e non a difendere le Stazioni dai fulmini propriamente detti; perocchè se questi cadono sull’edifizio della Stazione, nessuna utilità può aversi dal parafulmine appartenente alla linea; se il fulmine poi cade sulla linea stessa, non può percorrere il filo senza fonderlo per la piccolezza del suo diametro, ne’ l’isolamento di questo è tale da impedire all’elettrico di scendere al suolo attraverso i pali che spesso abbatte, per cui il filo è quasi sempre percorso da una elettricità che non costituisce il fulmine propriamente detto.
     Questo vero non fu del tutto ignoto a’ nostri padri, che nello scorso secolo istituirono le prime indagini sull’elettricità atmosferica; onde il padre Beccaria [5], ponendo all’aria libera dei lunghi fili metallici isolati, raccoglieva da questi le sue indicazioni di elettricità atmosferica.
     State sano ec."
Prof. Luigi Palmieri
Prof Luigi Palmieri (Fisico) 1807 – 1896
giornale del regno delle due sicilie
Giornale del Regno delle Due Sicilie (1816-1860), limitatamente agli anni 1820-21: "Giornale Costituzionale del Regno delle Due Sicilie", dal 1815 al 1816, "Giornale delle Due Sicilie", Fu il quotidiano ufficiale del regno posto alle dipendenze del Ministro e Real Segreteria di Stato della polizia generale (Interni).
gazzetta piemontese
"Gazzetta Piemontese" (1796-1800, 1814-1860), "Gazzetta del regno di Sardegna" (1860-1861) fu l'organo ufficiale del regno di Sardegna. II 17 marzo 1861, cambiò nome in "Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia", giornale ufficiale del Regno d'Italia.
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[1] Filippo Sgrugli, nato a Monteleone (Vibo Valentia) nel 1788 e morto a Napoli nel 1878. Accademico Pontaniano, letterato di valore ed amico di Mariano d'Ayala, fu il longevo direttore del "Giornale del Regno delle Due Sicilie" sino alla fine del 1859, anno in cui poté godersi la pensione dedicandosi alla coltivazione di rose e camelie nel giardino della sua abitazione di Salita S.Antonio di Tarsia, 88. Gli successe un altro componente della redazione, Domenico Anzelmi, deposto all'arrivo di Garibaldi per aver qualificato i cosiddetti "Mille" sbarcati a Marsala, come una "banda di filibustieri".  Alla redazione del Giornale, all'epoca della direzione Sgrugli, collaborarono Domenico Anzelmi, Errico Cardona, Giuseppe Portaluppi e l'illustre filologo Emmanuele Rocco, a cui fu affidata la redazione letteraria. Dal 1851 lo scrittore Francesco Mastriani collaborò con i due giornali ufficiali del regno, Il Giornale del Regno delle Due Sicilie e L’Ordine, nel 1858 fu anche chiamato a far parte della commissione di censura.
[2]Gazzetta Piemontese del 5 settembre 1859.
[3] Auguste-Arthur de La Rive,  fisico svizzero (nato il 9 ottobre 1801, Ginevra, Svizzera.— morto il 27 novembre 1873, Marsiglia, Francia).
[4] Il prof. Palmieri  dal 1855, lavorò e poi diresse il Reale Osservatorio Vesuviano posto sul colle dei Canteroni a 630 m. sul livello del mare.
[5] Padre Gian Battista Beccaria, Mondovì 3.Ottobre 1716 - Torino 27 Maggio 1781, scienziato, dal 1748 fu  docente di Fisica presso l’università di Torino.
 A mio padre   
(Procida 1930 – Napoli 1980)
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Telegrafo  
dal greco antico tele (τῆλε) "a distanza" e graphein (γράφειν) "scrivere", scrittura.





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