La Stagione degli Appalti - I Telegrafi delle Due Sicilie

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La Telegrafia Elettrica | La stagione degli appalti


Alla morte del ministro d’Urso, avvenuta a Napoli il 14 dicembre 1855, la direzione delle Finanze fu assunta dal comm. D. Salvatore Murena, già direttore del ministero dei lavori pubblici.
Sulla scrivania il neo ministro trovò un’istanza di concessione presentata da un imprenditore del Lombardo-Veneto, tal  Jacopo Bozza [1], tesa ad ottenere l’appalto per la costruzione a cottimo delle linee elettro - telegrafiche.
La recente esperienza del Fossi, il nodo irrisolto del collegamento con la Sicilia, l’idea stessa di ricercare un concessionario unico per la costruzione e la gestione delle linee telegrafiche, non incoraggiarono grandi aperture governative verso la proposta del Bozza.
Malgrado ciò, l'estromissione dei militari dalla costruzione delle linee telegrafiche e la necessità d’imprimere un’accelerazione ai lavori per la rete continentale, fecero sì che il ministro Murena fosse autorizzato ad iniziare un confronto con il Bozza conclusosi il 22 marzo 1856 con la presentazione dell’offerta per la realizzazione della sola linea Cosenza – Reggio.
L’offerta di 137 Ducati/miglio fu valutata con prudente favore poiché comprensiva degli oneri di fornitura materiali, trasporto ed allestimento. Il 7 giugno, con atto redatto da Ercole de Rossi, notaro in Napoli, il meticoloso contratto d’appalto fu perfezionato.  
La puntuale esposizione di tutte le condizioni , ogni qual volta si trattò di redigere contratti per opere e forniture, fu prassi consolidata delle Amministrazioni napoletane ma nel caso del Bozza, trattandosi del primo contratto d’appalto per la telegrafia elettrica, il governo volle premunirsi contro ogni possibile inadempienza richiedendo, tra l’altro, l’utilizzo di prodotti nazionali, un deposito cauzionale e l’applicazione di pesanti penali per eventuali ritardi nel compimento dell’opera.
Costi, tempi d’esecuzione, materiali da impiegare, macchine, accessori, rispetti ed arredi delle stazioni, furono dettagliatamente elencati ed accompagnati da campioni depositati presso il Ministero appaltante.
Il tracciato della linea Cosenza - Reggio fu diviso in sette lotti, uno per ogni stazione da realizzare: Paola, Nicastro, Catanzaro, Pizzo, Monteleone (attuale Vibo Valentia), Palmi e Reggio. Al completamento dei singoli lotti un ingegnere del Corpo Ponti e Strade [2] fu chiamato a certificarne l’esecuzione a regola d’arte.
Il primo lotto, da Cosenza a Paola, fu verificato dall'ingegner Giuseppe Palmieri, direttore della provincia di Salerno, il quale rilevò l’accurata esecuzione dei lavori, particolarmente nei tratti montani ove, contrariamente ai semplici "venti" (cavi metallici per ancorare i pali)  previsti dal capitolato, furono installati ben ventisei tralicci per miglio rafforzati, quando fu necessario, da travi di sostegno e muretti di contenimento.
Se i cantieri del Bozza si diressero a Sud, in direzione opposta il Ministero delle Finanze diede corso alla costruzione delle linee per il Contado del Molise e gli Abruzzi. Per la gran parte ultimati tra il 1857 ed il 1860, i nuovi tracciati, secondo il modulo operativo stabilito per l’intero reame, s’integrarono con i tracciati del telegrafo ottico offrendo, ove possibile, il supporto della comunicazione “elettrica” al sistema di sorveglianza semaforica delle coste.
L’espansione delle linee al Nord-Est del paese ebbe il suo punto d’irradiazione nella stazione telegrafica di Capua, da cui ebbero origine tre distinti rami:
  • il primo verso Sora, non ancora ultimato all'atto dell’unità d’Italia,
  • il secondo verso Cittaducale, transitante per Isernia, Popoli, L’Aquila, e molte altre stazioni intermedie,
  • il terzo verso Termoli, transitante per Isernia, Campobasso, Larino, e molte altre stazioni intermedie.
Dalle linee principali si staccarono altri rami, per collegare la costa adriatica ai principali centri degli Abruzzi, ed alle postazioni al confine con lo Stato della Chiesa:
  1. da Caianello un ramo proseguì per Boiano, Campobasso, Campolieto, Casacalenda, Larino e Termoli,
  2. da Larino una linea proseguì per Foggia, collegandosi alla linea per le Puglie,
  3. da Popoli una diramazione proseguì per Chieti, Pescara, Giulia(Nova) e Teramo,
  4. da Chieti un tracciato si diresse per Lanciano, Vasto e Termoli.
Il 29 giugno 1856 la linea telegrafica raggiunse Eboli, a fine estate, completate le linee calabresi, il Re ordinò che la rete fosse estesa alla Sicilia. Nell'agosto del 1856, sotto la direzione di Giovanni Cassisi, ministro segretario di Stato per gli affari di  Sicilia  e  Napoli, fu istituita una commissione incaricata di stabilire il miglior tracciato telegrafico da realizzare nell'Isola.
Il progetto fu approvato il 22 agosto dal Re in Consiglio di  Stato e trasmesso al luogotenente generale dei Domini Reali al di là il Faro, il  Principe di Castelcicala, Paolo Ruffo di Bagnara.
Sulla base del progetto approvato, il Ministero delle Finanze annunciò il bando di gara per la costruzione dei tracciati siciliani. Jacopo  Bozza presentò la propria offerta sostenuta dalla Telegraphen-Bauanstalt Siemens & Halske di Werner Siemens e Georg Halske [3].
La proposta del Bozza risultò la più conveniente, approvata da Ferdinando II e ratificata dal Consiglio di Stato nella seduta del 30 settembre 1856, diede luogo alla stipula del secondo contratto d’appalto.
Il capitolato, redatto dal notaio Gaetano Martinez di Napoli con atto n. 819 del 6  novembre 1856, conservò la formula “rigorosa” già usata per la Cosenza – Reggio, pur presentando alcune novità come la fornitura di due apparati Morse per ciascuna stazione completi di ogni accessorio e con batterie garantite per almeno un anno, di nuovi isolatori cilindrici a quattro fori e la posa in opera, in zone con terreno roccioso, di tralicci di sostegno in ferro galvanizzato, in vece dei normali pali di legno di castagno. Per la scelta della macchina Morse da adottare, a Bozza  fu chiesto un campione da sottoporre alla commissione tecnico-scientifica, cui il governo  avrebbe poi dato la sua eventuale approvazione. Bozza propose la nuova macchina telegrafica Morse ideata e venduta dal tedesco  Mathäus  Hipp [4], direttore dell'officina dei telegrafi svizzeri. La macchina fu sottoposta dalla "Commissione per i telegrafi elettrici e le strade ferrate" ad una indagine comparativa con gli altri sistemi Morse in uso in Europa, ed infine accettata. Hipp divenne il principale fornitore di macchine telegrafiche Morse per le Due Sicilie, la qualità della scelta dei materiali e dei sistemi telegrafici utilizzati nel regno, smentisce senza appello la leggenda nera post unitaria, secondo la quale la telegrafia napoletana fu di mediocre qualità e bisognosa di un completo rifacimento. A tal proposito, gli scritti di Weber e Favre (1895-1896, p. 224) sono illuminanti: "En  1856, le  gouvernement  napolitain  fit une étude comparative de  tous  les  systèmes  en  usage  en Europe, et se  décida  pour  les  appareils  suisses. Le même système fut adopté par la Sicile, les Etats pontificaux, et enfin le reste de l'Italie".
Secondo il tracciato stabilito dalla commissione ministeriale, Il percorso della linea telegrafica di Sicilia si sviluppò principalmente seguendo "le strade a ruota per la facilità della sorveglianza e della manutenzione" ed abbracciò l’intero perimetro dell'Isola. Partendo da Messina, punto d'approdo del previsto cavo telegrafico sottomarino, la rete avrebbe seguito due direttrici costiere: l’una tirrenica, verso Palermo, passando per Trapani, fino a Sciacca e l’altra jonica, verso Siracusa, procedendo per Terranova, sino a Girgenti. La capillare presenza del telegrafo elettrico lungo i litorali dell'Isola fu concepita per la "migliore utilità del servizio sanitario e di tutto ciò che si riferisce ai rapporti marittimi in generale" tuttavia, non si trascurò di collegare le più importanti città, quasi tutti i capoluoghi, le piazze d’armi e "le città più notevoli per ricchezze, industria, commercio e popolazione".
Stazioni furono programmate a Messina, Taormina, Catania, Augusta, Siracusa, Noto, Modica, Terranova, Caltagirone, Piazza, Caltanissetta, Licata, Girgenti, Melazzo, Patti, S. Stefano, Cefalù, Termini, Palermo, Alcamo, Trapani, Marsala, Mazzara e Sciacca.
Per l’esecuzione del contratto Bozza elesse domicilio presso la potente “casa di commercio” Ignazio e Vincenzo Florio di Palermo, una formalità che pur tuttavia, qualificò lo spessore delle relazioni intrattenute dal Bozza e gli interessi che si associarono alla sua impresa. Del resto i FLorio, sin dalla metà dell'Ottocento, furono una delle maggiori famiglie imprenditoriali d'Italia, la cui azione s'innestò, a tutto campo, in quel grande processo industriale che avrebbe trasformato l'intera Europa.
In effetti, le attenzioni verso la telegrafia napoletana andarono ben oltre i confini nazionali, la stessa posizione geografica conferì al regno delle due Sicilie, in alternativa alla Sardegna, la potenzialità di nodo strategico sulla strada verso l’Europa, l’Africa ed il Levante.
Per meglio comprendere il senso delle scelte compiute dal governo napoletano tra il 1854 ed il 1859 è opportuno rivolgere lo sguardo alla situazione della contemporanea telegrafia internazionale ed ai cambiamenti geo-politici che in quegli anni determinarono il nuovo assetto europeo, spezzando l’equilibrio stabilito dal Congresso di Vienna del 1815.
Il Ministro delle Finanze Salvatore Murena
Il Cav. Salvatore Murena, magistrato, professore di diritto amministrativo presso l'università di Napoli, politicamente di indirizzo conservatore, in qualità di Ministro delle Finanze del Regno delle Due Sicilie assunse la responsabilità della rete telegrafica elettrica per la gestione amministrativa, commerciale e la stipula dei contratti d'appalto.
Frontespizio del contratto d'appalto stipulato tra il governo delle Due Sicilie e l'imprenditore Jacopo Bozza, suddito austriaco, per la costruzione della rete telegrafica in Sicilia.
Stato di avanzamento della rete telegrafica in Sicilia nell'ottobre del 1857. (le linee programmate, ma non ancora appaltate, si riferiscono ai rami sottomarini: il primo da Reggio a Messina, il secondo da Girgenti a Capo Bon (Tunisi) via Pantelleria, il terzo da Capo Passero a Malta. La linea di Tunisi, mai realizzata, e quella per Malta rientravano ambedue nel progetto proposto dall'imprenditore inglese John W. Brett nel 1854, ripreso dal De Normann nel 1857, per fare della Sicilia un secondo possibile hub telegrafico del Mediterraneo complementare alla Sardegna. La linea per Malta fu stabilita nel 1859 da Alga Grande, poco più  a Occidente di Capo Passero.
Modulo per telegramma della Real Telegrafia di Sicilia,
Matthäus Hipp
Matthäus Hipp, orologiaio, inventore, produttore e fornitore delle macchine telegrafiche Morse per la rete siciliana e, successivamente per l'intero regno delle Due Sicilie.  
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[1] Per la biografia di Jacopo Bozza si rimanda alla sezione "Miscellanea" del sito.
[2] Gli interventi di controllo e collaudo dei lavori di costruzione delle linee telegrafiche furono eseguiti dagli ingegneri del Corpo Ponti e Strade, su mandato del primo dipartimento della Segreteria e Ministero di Stato per i Lavori Pubblici a cui, il decreto del 17 novembre 1847 n. 11202 affidò la materia, stralciandola dalle competenze delle Finanze, Ente appaltante e gestore del servizio commerciale telegrafico.   
[3]  La "Telegraphen-Bauanstalt Siemens & Halske", creata da Johann Georg Halske e Werner von Siemens nel 1847, ebbe sede a Berlino-Kreuzberg ed all'inizio non fu niente più che una piccola officina meccanica di precisione dedicata principalmente alla fabbricazione di telegrafi elettrici, idrometri, campane elettriche per ferrovie e isolamenti per cavi. Nonostante questo modesto inizio, la Siemens & Halskee realizzò una delle prime linee telegrafiche d'Europa, quella tra Berlino e Francoforte sul Meno e divenne, in pochi anni, una delle aziende leader mondiali nella produzione di apparecchiature elettriche. Nei decenni successivi, fino all'inizio degli anni 1880, la sua dimensione aziendale, la dotazione di capitale, la diversità della sua produzione, la formazione tecnica, la qualità dei suoi prodotti e le sue buone relazioni a livello imprenditoriale e politico le permisero di mantenere questa posizione dominante nel mercato tedesco ed una quota di rilievo nel commercio internazionale.  
[4] Matthäus Hipp nacque il 25 ottobre 1813 a Blaubeuren , nel regno del Württemberg (Germania), figlio di Friedrich Hipp e Friedericke Hauser. All'età di 16 anni iniziò il suo apprendistato come orologiaio con Johan Eichelhofer. Quindi si trasferì a Ulm dove lavorò dal 1832 al 1834 per l'orologiaio Valentin Stoss il Giovane . In seguito si recò a San Gallo in Svizzera. Nel 1834 progettò a San Gallo il suo "scappamento a pallet" per orologi Nel 1835 si recò a Saint-Aubin vicino a Neuchâtel dove lavorò presso l'atelier di orologi Savoia prima di tornare in Germania. Nel 1852 lasciò la Germania per stabilirsi in Svizzera ove fu nominato  capo dell'officina telegrafica nazionale e direttore tecnico dell'amministrazione telegrafica. GA Hasler, l'ex assistente di Hipp, rilevò il laboratorio otto anni dopo. Nel 1860 Hipp fondò a Neuchâtel una fabbrica per la costruzione di telegrafi e materiale elettrico. Nel 1862 , Hipp sviluppò il disco reversibile "Hippsche", dal suo nome, un segnale ferroviario visivo automatico realizzato appositamente per la Svizzera. Tra le altre cose, Hipp ha prodotto orologi elettrici di controllo per guardiani notturni basati sul principio dell'induzione. Nel 1866 , insieme a Frédéric-William Dubois, sviluppò un cronografo a registrazione elettrica con cronometro da marina . Matthäus Hipp è anche considerato l'inventore dell'allarme antincendio. Hipp si ritirò dalla direzione dell'azienda nel 1889 e affidò la direzione dell'azienda agli ingegneri A. Favarger e A. De Peyer.

 A mio padre   
(Procida 1930 – Napoli 1980)
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Telegrafo  
dal greco antico tele (τῆλε) "a distanza" e graphein (γράφειν) "scrivere", scrittura.





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