La Prima Nave Posacavi Italiana - I Telegrafi delle Due Sicilie

Vai ai contenuti
Miscellanea | La prima nave posacavi italiana: il brigantino della real Marina "Principe Carlo"

Wikipedia, riprendendo un passo della storia aziendale della Pirelli pubblicato nel 2011, scrive che la nave "Città di Milano fu la prima unità posacavi italiana". In effetti nel 1885 la Pirelli si aggiudicò la commessa dell'Amministrazione dei Telegrafi per dodici cavi, di lunghezza complessiva di circa ottocento chilometri, necessari al collegamento, posa in mare e mantenimento per i successivi vent'anni. Fu la prima volta il governo italiano affidava la posa dei cavi telegrafici sottomarini ad una impresa nazionale con stabilimento in La Spezia.
Alberto Pirelli, nel suo "Vita di un'Azienda Industriale" del 1947 scrisse che per onorare la commessa, sulla base della convenzione con il governo italiano  "..venne ordinata in Inghilterra la nave posa cavi  [costruzione 1886 presso i cantieri navali "J L Thompson and Sons" di Sunderland, Inghilterra N.D.A.] e fu battezzata da mia madre col nome ‘Città di Milano'. Era un bastimento di circa 1000 tonnellate, con attrezzature elettriche e meccaniche particolari e con grandi vasche capaci di contenere, immerse in acqua marina, le spire del serpente di rame, guttaperca e acciai, fino a 400 chilometri di lunghezza."  Proseguendo nella lettura apprendiamo che, "Lunga settanta metri, la nave poteva raggiungere gli 11 nodi di velocità" e  "...fu data in consegna alla règia Marina, di cui diventava proprietà dopo i 20 anni dalla convenzione stessa. Nel frattempo la Marina doveva metterla a disposizione per il servizio dei cavi sottomarini, con tutto l'equipaggio marinaro e sobbarcandosi le spese di navigazione, mentre la Pirelli forniva il personale tecnico specializzato, sia elettrotecnico che marinaresco.".
La Città di Milano, dopo aver effettuato settantatré campagne, il 16 giugno 1919 affondò al largo dell'isola di Filicudi, in Sicilia, per un urto contro uno scoglio. Nel sinistro, purtroppo, perirono ventisei persone.
Sin qui la storia della "Città di Milano", certamente prima nave posacavi del regno d'Italia,  ma non prima nave italiana adibita a quel servizio.
Il brigantino "Principe Carlo", sebbene non costruito allo scopo,  ben 58 anni prima della "Città di Milano" fu attrezzato per la posa dei cavi telegrafici sottomarini da una Amministrazione telegrafica italiana, quella delle Due Sicilie.
La macchina installata sulla poppa del "Principe Carlo" per la posa dei cavi sottomarini, come illustrato nella sezione del sito "la posa dei primi cavi sottomarini",  fu realizzata grazie alla collaborazione del Reale Opificio di Pietrarsa, dell'Arsenale della Real Marina del Molosiglio e dell'opificio meccanico Zino & Henry di Napoli che lavorarono, ciascuno per la sua parte, sul progetto dell'ingegnere telegrafico napoletano John de Normann.
Il progetto, infatti, derivò da quello elaborato dal de Normann e da William Thomas Henley, presentato all'ufficio brevetti di Londra con richiesta di "Patente" per una "Machinery for preventing the overlapping of chains or ropes on drums or shafts, which improvements can be applied to the laying of telegraphic cables". Il brevetto proposto con il numero 3065 del 12 dicembre 1857 fu autorizzato il 26 febbraio 1858.
Con l'unità d'Italia, il "Principe Carlo" assunse il nome di "Tronto" proseguendo la sua attività di nave posacavi svolgendo, per il governo del regno d'Italia, campagne nello stretto di Messina e nel canale di Otranto.

nave Città di Milano (1885-1919)
La nave posacavi "Città di Milano", da una cartolina d'epoca.
Isola di Filicudi punto approssimativo di naufragio della nave posacavi "Città di Milano".
Tavole del brevetto inglese De Normann - Henley (1857-58) da cui derivò la macchina posacavi installata sulla poppa del "principe Carlo".  
Caratteristiche del brigantino "Principe Carlo"
  • Impostato nel regio cantiere di Castellamare di Stabia:  1827
  • Varo: Castellammare di Stabia 15 marzo 1828
  • Dislocamento: 414 ton.
  • Scafo:  Scafo in legno - Un ponte di coperta  
  • Lunghezza: tra le perpendicolari 32,48 m
  • Larghezza:  9,93 m
  • Pescaggio:  4,9 m
  • Equipaggio: In pace 142, in guerra 152 tra ufficiali, sottufficiali e marinai (decreto n. 2560 del 18 settembre 1829)
  • Propulsione: Due alberi a brigantino e bompresso [1]
  • Armamento: Alla costruzione: 20 carronate da 24 libbre; Nel 1847: 2 cannoni-obici Paixhans da 160 mm, 16 carronate da 24 libbre, 1 obice da sbarco B.L. da 12 libbre
  • Radiata: 1865 per demolizione.

Attività operativa 1828 -1860:
  • Armato il 25 luglio 1828, partì per Gaeta con a bordo il principe di Capua ed il suo Ufficiale addetto, il Capitano di Vascello Tarallo.
  • Rientrato a Napoli il 28 luglio 1828, il 14 del mese successivo fece parte della divisione che al comando del Capitano di Vascello Alfonso Sozj-Carafa, fu inviata nelle acque di Tripoli per una azione dimostrativa di forza navale contro il Bej di quella   Reggenza.
  • Il 27 settembre, con la corvetta Cristina e la fregata Regina Isabella, cooperò  alla cattura della goletta corsara tripolina Mabrouka.
  • Il 17 luglio 1830 lasciò Napoli in formazione con le fregate Amalia, Regina Isabella ed il pacchetto S.Antonio, per raggiungere Genova ove imbarcò le carrozze ed il bagaglio del re, della regina e della corte.
  • Rientrò a Napoli il 29 luglio scortando la fregata Regina Isabella che aveva a bordo i sovrani ed i principi reali di ritorno da un lungo viaggio di Stato a Madrid e Parigi. Nel febbraio 1832 fu adibito a compiti di cordone sanitario nello Jonio. Rientrato a Napoli, il 22 gennaio, condusse a Palermo il conte di Siracusa, nominato luogotenente del re in Sicilia.
  • Il 23 marzo 1833 lasciò Napoli, congiuntamente alla fregata Isabella e al brigantino Zeffiro, diretto a Tunisi ove, con la squadra sarda, operò una dimostrazione di forza contro il Bey di quella Reggenza.
  • Il 3 settembre 1833 condusse a Tunisi il Console delle due Sicilie il cav. Gerardi e la famiglia di questi.  
  • Il 26 agosto 1834 lasciò Napoli diretto ad Algeri, facendo ritorno il 6 settembre.  
  • Il 18 novembre 1834 si recò a Tripoli.
  • Gennaio 1836, il principe Carlo, comandato dal capitano di Fregata Litterio Longo, unitamente al brigantino Zeffiro, comandato dal Capitano di Fregata Pierluigi Cavalcanti, parteciparono alla sperimentazione del nuovo sistema illuminante del faro di Napoli mediante la lampada del prof. Cassola nota come "il Sole di Cassola". Nel corso dell'esperimento il potere illuminante del nuovo sistema portò la visibilità del faro da quattro a ben venti miglia! In tale occasione il prof. Cassola suggerì di  aumentare la portata luminosa dei fari installando le nuove lenti a rifrazione tipo "Fresnel", all'epoca sperimentate con successo in Francia. Il suggerimento fu accolto nel 1841, sotto la direzione dello scienziato Macedonio Melloni fu realizzato, all'estremità del molo di ponente del nuovo porto di Nisida, un faro lenticolare Fresnel a rifrazione, elevato sul mare di 90 palmi napolitani (24 metri). Il successo di questa esperienza convinse Ferdinando II nel procedere alla nomina di una commissione per estendere il nuovo sistema lenticolare a tutti i fari costruiti o da costruire lungo le coste del regno. le Due Sicilie furono il primo Stato italiano ad avvalersi del sistema Fresnel per i suoi fari.
  • Nell'ottobre del 1837, con l’avviso a ruote Ferdinando II, effettuò servizio di perlustrazione e difesa dei mercantili di bandiera napoletana lungo le coste Albanesi, di Terra d’Otranto e Corfù
  • Il 5 novembre del 1838 trasportò a Palermo una Compagnia del 5° Fanteria di Linea, rientrando a Napoli con a bordo un’altra Compagnia della Gran Guardia. Tra il 1843 ed, il 1844, effettuò lavori di manutenzione   e raddobbo.
  • Il 27 aprile del 1848, nel quadro della partecipazione delle due Sicilie alla prima guerra d'indipendenza, partì da Napoli con la divisione comandata dal Brigadiere Raffaele de Cosa per cooperare con la squadra sarda al blocco anti-austriaco di Venezia e Trieste.
  • Il 12 giugno 1848 rientrò a Napoli, su ordine del re.
  • Il 1° maggio 1850 partì per una campagna d’istruzione con gli aspiranti Guardiamarina.
  • Il 1° giugno del 1851, congiuntamente alle fregata Amalia, alla corvetta Cristina ed i brigantini Intrepido, Valoroso e Zefiro, effettuò una crociera di istruzione per gli allievi del Real Collegio di Marina,.
  • Nel 1854 fu adibito al servizio di quarantena sanitaria nel porto di Nisida.
  • L’8 gennaio del 1858, opportunamente attrezzata per il servizio di nave posacavi, partì per Messina, al rimorchio della pirocorvetta Stromboli, per effettuare la posa del cavo telegrafico sottomarino tra Punta Faro e Torre Cavallo. Nello stesso anno effettuò la posa del collegamento telegrafico tra Pozzuoli e le isole di Procida ed Ischia. Nel novembre del 1859 effettuò la posa del cavo nel canale di Otranto per stabilire il collegamento telegrafico internazionale tra il regno delle due Sicilie e l'impero Ottomano (tratta Otranto-Valona).
  • Il 7 settembre 1860, trovandosi in porto a Napoli, lo Stato Maggiore della nave consegnò l’unità alla squadra sarda.
  • Con l’immissione nei ruoli della marina sarda, la nave, ebbe mutato il nome in Tronto.
Il brigantino "Principe Carlo", particolare modello didattico, Sezione Navale della Certosa e Museo di San Martino, Napoli.
Giornale del Regno delle Due Sicilie di giovedì 27 settmbre 1827. Cronaca della visita del Re Francesco I e della Real famiglia al Cantiere di Castellamare di Stabia nel mentre era in corso la costruzione della Real Nave "Principe Carlo".
Decreto n. 2581 del 18 settembre 1829 che stabilisce l'armamento del real brigantino "Principe Carlo".
sepa

[1] L'armo a brigantino consiste nell’avere due alberi, di cui quello prodiero dotato di vele quadre e l’altro con vele miste (quadre e auriche). Esistono altri tipi di armo, il brigantino goletta con albero prodiero a vele quadre e quello poppiero a vele auriche  ed il brigantino a palo per la presenza di un terzo albero a poppa. Questo tipo di veliero, raggiungendo le 150 – 300 tonnellate di stazza lorda, ha avuto per lungo tempo largo impiego nel commercio e nelle azioni belliche. Per le sue doti di snellezza e maneggevolezza era stato anche il mezzo preferito dalla pirateria e per la guerra di corsa nei mari del nord e nel Mediterraneo. Da ciò la denominazione di “brigantino” , derivata appunto da brigante, data all’ imbarcazione.
 A mio padre   
(Procida 1930 – Napoli 1980)
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons
Attribuzione - Non commerciale -
Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale
Stampa
Telegrafo  
dal greco antico tele (τῆλε) "a distanza" e graphein (γράφειν) "scrivere", scrittura.





Privacy
Banner Co2
Torna ai contenuti